L’inefficienza dell’informatica

Virtualizzare. Rinunciare alla carta. Ridurre gli spostamenti fisici di cose e persone. L’informatica è pubblicizzata ovunque come un mezzo per ridurre l’impatto ambientale delle attività umane. Virtuale uguale ecologico nella vulgata ma… C’è un ma, come sempre. Computer, telefonini e server consumano tanta energia – sempre di più, fino al 5% del consumo elettrico complessivo negli USA – e generano tanto calore.

Al punto che l’impatto ambientale delle attività “informatiche” in seso lato sta diventando rilevante. Insomma, anche la nostra amata connessione globale ha il suo impatto ecologico globale. Quanti grammi di CO2 costa ogni minuto di svago su Candy Crush? O ogni post condiviso sui social? Moltiplichiamolo poi per milioni, anzi per miliardi.

Cosa fare? La tecnologia rende l’elettronica più efficienti, bisogna fare passi avanti ma anche lavorare sul software: la maggior parte di quello attuale è altamente inefficiente, gonfio e lento, fatto di strati su strati di codice mai aggiornato o veramente verificato.

Il web è in uno stato simile: i siti diventano sempre più pesanti a causa di pubblicità, video non richiesti, informazioni d’ogni tipo trasmesse da e verso l’utente o scambiate fa nodi e server diversi, per cui anche con una rete veloce è necessario attendere, per caricare un’informazione, quasi lo stesso tempo che era necessario con connessioni di vecchia generazione (oltre a consumare energia ad ogni passaggio).

Finora l’inefficienza del software è stata mascherata dall’evoluzione dell’hardware. Processori sempre più veloci, assieme a memorie, dischi e schede grafiche di prestazioni crescenti, hanno consentito di mascherare la lentezza di programmi costruiti assemblando pezzi e aggiungendo funzioni, con minima cura della piena integrazione e il solo obiettivo di stupire l’utilizzatore e arrivare sul mercato prima della concorrenza.

Sono uno di quelli che pensano che un vero progresso dell’informatica possa venire ripensando i programmi che utilizziamo, cominciando con i sistemi operativi e proseguendo con gli applicativi d’ogni genere. (E stiamo diventando lentamente più numerosi ad avere un’opinione di questo tipo). Più sostanza e meno apparenza, più efficienza e stabilità a costo di qualche funzione in meno e qualche attesa in più per la nuova, magica versione.

Se l’evoluzione dell’hardware dovesse rallentare, diventerebbe prioritario mettere mano al software, per ottenere progressi importanti sulle prestazioni. L’efficienza, poi, è un obiettivo fondamentale: non possiamo permetterci di dissipare energia in cicli inutili, il riscaldamento globale è una realtà e ogni ricerca sul web, ogni post, ogni “mi piace” o faccina sorridente, per non parlare delle infinite attività ad alto consumo di CPU, aggiungono grammi di CO2 all’ambiente (e non pochi).

C’è probabilmente un problema di maturità del settore industriale: la vendita dei computer fissi è in declino, quella di portatili e tablet quasi stabile e solo quella dei telefonini continua a crescere: di fatto è l’unico settore in cui il consumatore si sente ancora invogliato a provare il “nuovo” e si sente limitato dal “vecchio” di appena uno o due anni. Ci avviciniamo forse alla fine della fase di “boom” e, a meno di innovazioni tecnologiche rivoluzionarie (sempre possibili), procederemo in una fase di consolidamento e ottimizzazione, un po’ come è accaduto per l’industria dell’automobile. Ma, in ogni caso, abbiamo bisogno di rendere “verde” anche l’attività umana all’avanguardia per definizione: quella virtuale! E poi, l’utilizzo dovrebbe diventare più consapevole e “educato”.

Lascia pure un Commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.